2018, documentario di Rayka Zehtabchi. 
Il cortometraggio, premio Oscar 2019 come miglior documentario, parla della condizione di vita delle donne nei villaggi tradizionali dell’India. In particolare vengono mostrati i tabù che riguardano le mestruazioni, argomento così intoccabile da interferire con la vita quotidiana, il lavoro, la frequenza scolastica.
I problemi infatti non sono solo culturali e di stigma sociale, sono anche igienici: le ragazze e le donne in età da ciclo non usano assorbenti ma pezzi di stoffa, con tutte le difficoltà conseguenti.
La disinformazione diffusa è evidente sin dalle prime scene del cortometraggio, in cui uomini ma anche donne risultano inconsapevoli del significato del termine “mestruazioni”, considerandole talvolta una malattia. Vengono quindi mostrate le difficoltà della condizione femminile in una società fortemente patriarcale, che tiene ancorate le donne al ruolo di moglie e madre, per cui l’emancipazione e la realizzazione personale ne risultano fortemente penalizzate.
Il documentario, ambientato in un piccolo villaggio poco distante da New Delhi, racconta l’istituzione da parte di una ong (finanziata grazie alla raccolta fondi di un gruppo di studentesse di una scuola superiore californiana) di una piccola fabbrica di assorbenti biodegradabili. La gestione da parte di un gruppo di donne locali attiva un processo di maggiore indipendenza, sia economica che culturale, premessa per l’abbattimento di barriere di genere, maggiori libertà, riconoscimento di diritti e miglioramento della vita quotidiana.
Obiettivi
Il documentario può essere utile per stimolare la riflessione sul tema delle disparità di genere e delle pari opportunità.
Descrizione attività
Visione dei video e discussione libera. Si possono sollecitare ragazzi e ragazze a riflettere e commentare alcune delle situazioni che compaiono nel cortometraggio, provando ad individuare rispetto a quali circostanze si potrebbero attivare dinamiche analoghe anche nella società in cui viviamo.
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