Due spunti per cercare di riflettere su una semplice domanda. Cosa significa educazione sessuale?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità,
“Educazione sessuale” significa apprendere relativamente agli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità. L’educazione sessuale inizia precocemente nell’infanzia e continua durante l’adolescenza e la vita adulta. Con bambini e ragazzi l’educazione sessuale mira a sostenere e proteggere lo sviluppo sessuale. Gradualmente l’educazione sessuale aumenta l’empowerment di bambini e ragazzi, fornendo loro informazioni, competenze e valori positivi per comprendere la propria sessualità e goderne, intrattenere relazioni sicure e gratificanti, comportandosi responsabilmente rispetto a salute e benessere sessuale propri e altrui. L’educazione sessuale mette bambini e ragazzi in grado di effettuare scelte che migliorano la qualità della loro vita e contribuiscono a una società solidale e giusta. Tutti i bambini e i ragazzi hanno diritto ad accedere all’educazione sessuale adeguata alla loro età. In questa definizione l’attenzione è incentrata sulla sessualità come positiva potenzialità umana e come fonte di soddisfazione e di piacere. La necessità, chiaramente riconosciuta, di conoscenze e competenze atte a prevenire problemi di salute sessuale passa in secondo piano rispetto all’approccio globale positivo. Inoltre, l’educazione sessuale deve basarsi sui diritti umani riconosciuti a livello internazionale, in particolare sul diritto alla conoscenza, che ha la precedenza sulla prevenzione dei problemi sanitari.
Siamo pronti, come adulti, a garantire questo diritto ai più giovani?
“Mi sono spesso domandata che cosa succederebbe se noi insegnassimo a nuotare ai nostri adolescenti nello stesso modo in cui insegniamo loro la sessualità. Cosa succederebbe se noi dicessimo loro che nuotare è un’attività fondamentale della vita adulta, qualcosa di cui devono essere esperti una volta cresciuti, ma della quale nessuno ha mai realmente parlato con loro. Nessuno ha mai loro mostrato una piscina. Gli abbiamo soltanto concesso di stare appoggiati alle porte d’ingresso con le orecchie tese ad ascoltare il rumore delle persone che si tuffano in acqua. Di tanto in tanto, potrebbero riuscire a dare una sbirciatina a persone in costume che entrano ed escono dalla vasca e potrebbero trovare anche un libro segreto sull’arte del nuoto, ma quando provano a fare domande a qualcuno su cosa significa o si prova a nuotare, tutto quello che ottengono come risposta non è altro che sguardi imbarazzati o scostanti. Improvvisamente all’arrivo della maggiore età qualcuno apre la porta della piscina e chiede loro di tuffarsi dentro. Miracolosamente, qualcuno potrebbe imparare a galleggiare, ma molti certamente rischierebbero d’affogare.”
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